Chicago PD 4×19 – Recensione: arrivederci Kim Burgess

Il 19esimo episodio di Chicago PD 4 riporta indietro nel tempo con un caso che ha tutto di personale, ma che riguarda ognuno di noi, tutte le donne che hanno il diritto di dire di no. 

Le donne hanno il diritto di dire di no, di tornare sui propri passi, di cambiare idea, di sentirsi al sicuro, di non dover subire violenza solo per ciò che indossano, per il modo in cui ballano, perché hanno deciso di bere un bicchiere in più del solito. E’ questo quello che ci insegna questo episodio di Chicago PD attraverso le parole di Hank Voight, la forza di Kim Burgess, la rabbia di Erin Lindsay.
Ho amato questo nuovo episodio di Chicago PD 4 in ogni momento, da quel primo ed unico sorriso che Adam e Kim ci hanno strappato in quei primi minuti, fino al momento esatto in cui abbiamo dovuto salutare il detective Burgess aggrappandoci alla speranza di rivederla presto nel posto che le spetta, l’Intelligence. La sorella di Kim è scomparsa, è stata violentata da un essere che avrei preso a calci nello stesso istante in cui Burgess si è avventata su di lui.
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Una donna ha il diritto di dire no, non riusciva a girare altro nella mia testa mentre questo episodio di Chicago PD andava avanti. Sono tornata indietro in qualche modo, a quelle prime stagioni, a quando ciò che era realmente importante erano i casi, il cuore messo da ogni membro dell’Intelligence, e non Jay sposato (la cosa è talmente ridicola che continua ad urtarmi i nervi), o Adam che scappa dal Distretto per non vedere la sua ex ai piani alti, o Antonio che passa in Chicago Justice solo perché in questo modo il caro Dick Wolf può avere la sua fetta di pubblico.
Ho amato Kim, questa grande donna, questo poliziotto che ha tanto da dare, da insegnare, che vive per il suo lavoro, per quella giustizia che è stata fatta anche in questo episodio. Ma il momento che potrei rivedere ancora e ancora, parte da quell’istante in cui Burgess ingerisce quella maledetta droga, quella che ha reso inerme sua sorella, quella che ha portato alla morte di quella ragazza. Ho pensato fosse impazzita. Poi, come Hank, anche io ho capito. Quei ragazzi avrebbero capito che qualcosa non andava, Nicole non avrebbe ottenuto giustizia, altre ragazze avrebbero subito la sua stessa sorte. E allora…
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Ed è proprio lui, che come sempre mi emoziona più di chiunque altro. Non mi stancherò mai di ripeterlo: nessuno sarà mai come Hank Voight. Ha preso il re degli animali, l’ha messo in ginocchio, per un attimo ho creduto l’avesse ucciso (non sarebbe stata questa gran perdita per quanto mi riguarda). Il sergente dell’Intelligence ha preso il caso della sorella di Kim perché “un attacco alla tua famiglia, è un attacco alla nostra famiglia“. E quando quei maledetti che ancora mi disgustano sono stati arrestati, ha capito che c’era ancora una cosa da fare, da solo. Il poliziotto giusto nella sua città, l’uomo che non abbandona la sua famiglia, mai… Il solo uomo che poteva fare tutto questo…
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La rabbia di Erin è stata la mia, il bisogno di prendere quel ragazzino e sbatterlo in quella gabbia per farlo uscire solo quando nemmeno sua madre sarebbe più stata in grado di riconoscerlo. Ma c’è una cosa che ho amato e che spero di non essere la sola ad aver notato. Erin e Kim sono al bancone del locale, un ragazzo si avvicina, ci prova, viene mandato via e alla frase di Erin la sola cosa a cui sono riuscita a pensare è stata: quindi non ti consideri single, non sei single, c’è ancora speranza, Dick, regalami questa gioia. Le hai sfasciate tutte, salviamone almeno una. Please…
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Adam e Jay sono rimasti ad osservare, hanno coperto le spalle a queste due donne, non si sono allontanati un momento, e ho apprezzato (non poco) che non ci sia stato nessun riferimento al matrimonio di Jay (ho già detto quanto è ridicola questa cosa?), che i detective Lindsay e Halstead siano riusciti a lavorare insieme come hanno sempre fatto, che non ci siano state tragedie inventate di punto in bianco.
Una standing ovation per Trudy Platt che, nonostante non si sia vista molto, è arrivata nel momento giusto e con l’oggetto giusto tra le mani. Eccola un’altra grande donna che non delude mai. E poi arriviamo a quel momento, quello che avremmo preferito non vivere. Kim parla con Hank, è il momento per lei di prendersi cura di sua sorella, di sua nipote, della sua famiglia, quella di sangue. Ma l’Intelligence sarà lì per lei quando sarà pronta a tornare, e chissà che non accada prima di quanto ci aspettiamo. Arrivederci Kim, a presto…
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