Giulio Neglia a Talky: “Il mio sogno? Seguire le orme di Giancarlo Giannini”

L’attore Giulio Neglia è stato l’unico italiano premiato al Filmaker Festival of World London 2017 nella categoria “Miglior attore protagonista di film in lingua straniera”. Talky, per l’occasione, lo ha incontrato.

IMG_1075

Come è’ nata la tua passione per l’arte della recitazione?

Avevo 14 anni: preso dall’euforia per aver terminato i classici “compiti” scolastici, iniziai a fare le imitazioni dei professori a mia madre, lei ormai stanca e quasi per mandarmi a quel paese mi disse “su smettila, ma perché non vai a teatro a fare queste cose?”, io rimasi basito e quasi incuriosito da questa proposta la presi molto seriamente. M’iscrissi il giorno dopo in una scuola di teatro della mia fantastica città, Lecce; da lì entrai in compagnia teatrale, cominciai a masticare il teatro di prosa esibendomi nei luoghi più disparati dalle piazze con “camerino all’aperto”, alle masserie salentine, imparando il senso del sacrificio che t’impone questo mestiere, conoscendo le arti del mestiere senza essere un privilegiato, imparando ad ascoltare prima di conoscere l’arte del saper parlare, il tutto con la messa in scena di vari autori, dai più impegnati come Cechov, Pirandello, Wilde, Baricco fino a testi brillanti come Cooney, Veber, Campanile, Bobrick, Benni.
Dopo essermi diplomato al liceo classico, decisi di abbandonare Lecce e andai in accademia a Pisa studiando con grandi maestri del panorama nazionale ed internazionale come Ermanno Croce, Fioretta Mari, Michael Rodgers, David Wayne Callahan; lì ho avuto la possibilità di affinare la tecnica, misurare i ritmi scenici, potenziare una consapevolezza attoriale e soprattutto calibrare le proprie pulsioni artistiche per poter essere un attore in grado di mediare nella comunicazione emotiva. Non posso dire di esserci riuscito e probabilmente non lo dirò mai, ma questa continua ricerca è una di quei tanti stimoli che spinge a divertirmi ancora con questo mestiere. Dopo l’accademia mi trasferii a Roma, ormai vivo qui da cinque anni e nella capitale ho imparato, e imparo tutti i giorni, le leggi non scritte del mercato che regge questo mestiere, imparando a non distrarsi dalle continue angherie di arrivismo che offuscano, alle volte, l’entusiasmo con cui si è deciso d’intraprendere questa via. Tutto ciò che ne consegue sarà la conseguenza di un ottimo lavoro fatto, perché alla fine della corsa la qualità vincerà sempre.

Quest’ultimo riconoscimento lo vivi come un punto di partenza ?
Questo premio è sicuramente un punto di partenza! Ho 25 anni sarebbe impensabile identificarlo come un punto di arrivo: ho ancora tanti film da fare, tanti teatri da calcare, tanti set da conoscere. Sicuramente il premio dà grande slancio e grande lustro ma al contempo mi ha responsabilizzato ancora di più, d’altronde come si può non esserlo? Sfido chiunque a non sentire il peso delle aspettative alzandosi al mattino con sul comodino una statuetta che recita “miglior attore protagonista dei film in lingua straniera” mettendo in conto che la kermesse coinvolge 70 paesi da tutto il mondo, è proprio in questi casi che, però, bisogna rimanere concentrati sul lavoro senza vagare nelle fantasie ammaliatrici del mercato, sicuramente con qualche consapevolezza in più, ma sempre ben centrati sul fare bene con la propria arte, con dedizione, disciplina e amore.
Ovviamente sono lusingato e ancora emozionato al pensiero di aver vinto questo premio internazionale, a tal proposito non smetterò mai di ringraziare il regista Andrea Natale che ha saputo affidarmi le chiavi di un personaggio drammaturgicamente difficilissimo nella sua eleganza e minimalismo: un personaggio come quello di ‘Giovanni Del Bello’ che da testo, nonostante fosse il protagonista, aveva poche battute, quindi era importante lavorare sul linguaggio non parlato, sulle gestualità, sulle movenze e sui suoi scheletri non raccontati, ma che dovevano essere oggettivamente riscontrabili.

Hai partecipato alla fiction di successo Task Force e Non è’ stato mio figlio…
Lavorare nelle fiction “Fuoco amico TF45” e “Non è stato mio figlio” sono state due esperienze molto formative, impari a conoscere i ritmi di lavoro della televisione, i linguaggi ad essa collegati. Lavorare con grandi professionisti è sempre una grande soddisfazione, chiaramente la televisione dà uno sbocco anche mediatico importante avendo un bacino di utenza molto più ampio, quindi non posso dire che queste siano state le prove attoriali più difficili che abbia affrontato fino ad ora però di certo è stata una grande opportunità per imparare a gestire l’ansia ed essere proattivi, con il massimo del risultato, in uno stato di assoluto stress. La televisione insegna anche a interfacciarsi per la prima volta con il riscontro oggettivo del pubblico, quindi apprendi finalmente che il mestiere dell’attore è una mansione pubblica e se prima lo davi per scontato adesso hai la conferma che non è così facile: ma s’impara a gestire anche quello distinguendo l’essere dall’apparire.

Al cinema sei in uscita con due film…
Sono in prossima uscita con tre film in realtà. Interpreto ‘Marco’ in “Notte di quiete” un thriller scritto e diretto da Daniele Malavolta, poi nei panni di ‘Natale Felice’ della divertentissima commedia di Christiano Pahler dal titolo “Last Christmas” e poi su Sky con “Killer Mosquito” una meravigliosa follia horror splatter per la regia di Riccardo Paoletti. Non voglio darvi troppi indizi per non incappare nelle solite censure distributive e promozionali, quindi fidatevi: andate al cinema!

Hai un attore o icona del cinema di cui ti piacerebbe seguire le orme ?
Giancarlo Giannini. Ho sempre ammirato la sua eleganza mischiata al suo essere eternamente camaleontico, ha lavorato con i più grandi del cinema internazionale, stimato oltre oceano, un attore che a mio modesto parere potrebbe ancora regalare perle di vere interpretazioni attoriali e non mere esecuzioni. Spero un giorno di poter entrare nell’olimpo dei grandi, proprio come Giannini, Volontè, Mastroianni, Gassman, custoditi nell’eterno ricordo della magnificenza.

Quale traguardo ti piacerebbe raggiungere e senza mai a rinunciare a cosa?
Sono dell’idea che il duro lavoro, l’impegno e la competenza sono e saranno delle armi imprenscindibili per un professionista. Continuare a studiare non è una forma di perbenismo ma dev’essere il fulcro della nostra conoscenza, l’attore è un ambasciatore della cultura non ce lo dimentichiamo! Incuriosirsi sempre, la curiosità per quanto mi riguarda è il motore del mondo, la gente ha bisogno di andare a teatro, la gente ha bisogno di guardare un bel film e assaporarne l’emozione senza paura di raccontarla dopo. Impariamo ad amare la nostra vita, impariamo ad apprezzare e cogliere le nostre qualità e impariamo a potenziarle, senza mai perdere di vista il perché di tutto questo: nulla avviene per caso.

Share this article