La vita possibile: Ivano De Matteo, Margherita Buy e Valeria Golino presentano il film (Foto)

Presentato ieri alla casa del cinema La vita possibile, il nuovo film di Ivano De Matteo, con Margherita Buy, Valeria Golino, caterina Shulha e Andrea Pittorino. In una conferenza fiume il regista e gli attori ci hanno parlato del film



 
Ivano, come nasce il film, perchè ha deciso di realizzarlo in questo modo?
Ivano De Matteo: In questo film volevo partire al contrario rispetto ai miei film precedenti, volevo raccontare la vita di una famiglia distrutta che andava in ricostruzione. L’idea nasce da una mia amica che mi ha raccontato delle violenze che ha subito per 10 anni. La cosa mi ha molto colpito e ho deciso che dovevo assolutamente parlarne. Non volevo fare un film sulla violenza sulle donne, non volevo riprendere 120 minuti di urla, calci e botte. Volevo raccontare ciò che succede dopo dopo. Se dovessi racchiudere questo fim in tre paole direi che si tratta di un’opera sulla violenza di un uomo, l’amicizia di una donna e l’amore di un bambino. Ci sono anche delle dinamiche nascoste, tre o quattro scene realizzate con situazioni e dialoghi presi dalla realtà in cui ho cambiato solo il nome dei personaggi.
Volete parlarci di questo brutto mondo visto dagli occhi di un bambino?
Valentina Furlan: Questa è la storia di una ribellione di una donna, ma per non essere troppo distanti dall’argomento riempiamo il film con le emozioni di tutti.
Bruno Tedeschini: Valerio a poco a poco si ricostruisce, ritrova un suo mondo e, anche il mio personaggio poco alla volta rinasce attraverso il bambino.
Andrea Pittorino: Valerio all’apparenza è un ragazzo normale e integrato, lui però sente molto il fatto che il padre picchia la madre. Quando lui vede il padre nell’atto di colpirla e la madre decide di scappare con lui, egli perde tutti i suoi punti di riferimento. Li ritrova con Bruno, che gli fa da padre, con Valeria l’amica dela madre che diventa anche sua amica e con Larissa, la ragazza di cui si innamora.
Caterina Shulha: Innanzitutto volevo ringraziare Ivano per avermi dato fiducia, parlavo romano ed è stata una bella sfida sul linguaggio e la postura interpretare una ragazza dell’est. È stato bello durante le riprese, cosa davvero insolita, lavorare con la musica, l’avevamo direttamente in testa. La colonna sonora di questo film mi ha dato molto.
Margherita Buy: Ci sono degli esempi terribili, ma credo ci siano anche dei personaggi che risollevano questo periodo terribile dell’adolescenza del ragazzo. Valeria, l’amica di Anna, è una persona piena d’affetto. Inoltre c’è l’esempio di un uomo che aiuta. Ci sono cose belle e importanti nella vita e questo bambino cresce con una profonda ferita nel cuore ma porta con se la speranza di una crescita consapevole.
Ivano De Matteo: Io faccio un esame comparato di quello che dice la psichiatra infantile; il figlio per assurdo potrebbe rifiutare la madre dato che ad un certo punto dice di odiarla, di non sopportarla più per la situazione che si è venuta a creare a causa sua. Può esserci, tra le tante possibilità, anche la dimostrazione di tentare il suicidio per attirare attenzione. Ho usato la scena sul ponte proprio per questo. Ci sono dei passaggi psicologici su cui ho lavorato molto, a volte diamo le cose per scontate. Il dubbio del bambino si ripercuote sulla madre che alla fine non cede solo perchè convinta dalla sua amica Carla. La cosa forte del film è seguire queste emozioni. Io come autore sto dentro ai personaggi, quando giravo ero anche mio figlio che camminando per strada guardava le prostitute su viale Marconi. Ad esempio quando Margherita va al centro antiviolenza a chiedere aiuto alle autorità competenti, bene quella scena me l’ha scritta proprio la direttrice di quel centro, io avevo in mente un’idea e lei mi disse, devo assolutamente metterci questo e quest’altro, allora gli dissi di scriverlo lei il discorso, dinodoche nulla fosse tralasciato.
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Penso che, proprio per la forza del tema, non ci sia un solo protagonista ma cinque grandi personaggi. Ognuno lo fa in modo egregio, vi siete sentiti tutti protagonisti?
Valeria Golino: Mi sono resa conto che stavo facendo bene, sapevo che il mio personaggio era funzionale ed importante alla storia proprio nella sua funzionalità. Serviva a dare la nota musicale a questa storia. Io riempivo con il mio strumento la mia piccola parte.
Ivano De Matteo: Io non credo che nel film ci siano personaggi grandi o personaggi piccoli, personaggi che non servono; ognuno è un tassello che incastra la storia. Se c’è nel film, se ho deciso di inserirlo vuol dire che era necessario.
Valeria Golino: In questa storia l’odio è assente, non ho provato odio nemmeno per il padre che vedo nella prima sequenza compiere quell’atto osceno, barbaro. Il nostro regista era lui che interpretava il marito che la picchiava. A parte me che in una sequenza esclamo “che pezzo di merd”a io non provo assolutamente odio per quell’uomo.
Ivano De Matteo: Non c’è odio, anzi c’è pietà. Volevo un film pieno di sentimento con l’amore che fosse il collante principale, quello che tiene uniti e da forza ai protagonisti del film.
Come ha pensato a Bruno Todeschini che è conosciuto e lavora molto in Francia e Svizzera? Secondo lei il personaggio è un po’ ingaggbiato nei soliti clichè?
Ivano De Matteo: Sono soddisfatto del film, del rapporto tra Margherita e Valeria. Bruno lo avevo visto perché ha fatto anche dei film in Italia, magari non ti è piaciuto, ma io metto davanti alla sua performance anche la grande persona che è e per me, oltre ad una gran bella perosna è anche un gran attore. Sono soddisfatto di quello che ho raccontato, anche grazie a questi personaggi di contorno.
Ivano De Matteo, siamo tutti reduci da Venezia il film è stato visto dalla commissione della Mostra? Come mai non è stato selezionato nemmeno a Roma?
Ivano De Matteo: Ci ho provato, non mi hanno preso e che devo fa. Due volte mi ha detto bene, alla terza no. Non sono uno snob, pure se mi mettevano al giardino degli aranci ci sarei andato. Il 22 settembre per uscire, secondo i distributori, era una buona data, il festival di Roma veniva troppo tardi.
Si può dire che questo è un film catto-comunista?
Ivano De Matteo: Io da mia madre ho preso il colesterolo, poi la mia famiglia è catto-comunista da sempre, quindi potrebbe essere. Mia madre era credente e comunista. Io ho sempre detto che mi piace il neo-realismo, ma lo intendo diversamente rispetto a quello che si vedeva nei film degli anni ’50. Ho voluto fare un realismo diverso; esempio, venerdì stavo tanto bene e oggi sono su una sedia a rotelle. Cazzo, sono uscito che stavo tanto bene e la sera mi sono ritrovato così. Volevo fa un film di speranza; è vero che ho quella visione li, pessimistica, del mondo che ci circonda, ma ora ho 50 anni, anzi 51, volevo fare un film pieno di speranza e con un happy ending. Sapete che se tu fai una denuncia, dopo poco potresti trovarti tuo marito fuori da casa tua che ti da una martellata in testa?  Potevo fare un film impostato in questo modo, pieno di martellate, ma mi sono rotto i coglioni di farlo.
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Andrea, come ti sei trovato proiettato a Torino. Tu sei abituato a recitare nelle fiction, dove di solito si girano 7-8 minuti al giorno,mentre nei film il ritmo è più lento, come è andata? Come ti sei trovato?

Ivano De Matteo: Non è vero, io faccio film in cinque settimane, a volte anche quattro, con me si corre.

Andrea Pittorino: Bene, il tempo è passato molto velocemente, voglio ringraziare tutti perché credo di essere cresciuto molto. Voglio soprattutto ringraziare mio nonno che mi ha accompagnato sul set.
Se mettiamo i suoi film uno dietro l’altro abbiamo un ritratto delle difficoltà delle famiglie italiane, dei problemi della società contemporanea, cosa prova guardando a questo suo percorso? Margherita anche qui come nel film precedente (Nemiche per la pelle) sei una madre in difficoltà?
Ivano De Matteo: Lavoro sulla famiglia avendone avute due. Probabilmente anche il prossimo parlerà della famiglia. Volevo chiudere questa pseudotrilogia iniziata con “La Bella Gente”, lì all’nizio ci sta una donna che firma una denuncia e da lì siamo ripartiti. Stilisticamente mi riconosco, anche i movimenti di macchina e quelle cose li ci sono. I miei precedenti lavori erano commedie dove provocavo e cercavo delle risposte su dei dubbi che avevo. Mi facevo delle domande a cui davo delle risposte. Qui volevo invece fare un film sui sentimenti. Uno si immagina che io sono grosso e corpulento, quindi non sono sensibile, poi viene uno che pesa un etto e mezzo e pensate che sia sensibile. Dicono a quelli grossi che gli possiami mennare perché non sentono niente, ma non è vero. Io a volte piango e mi soffermo sulle cose. Dieci giorni fa ho messo il cavalletto al volo in mezzo alla strade perche perché un ragazzotto in mezzo alle rotaie del tram stava a picchia una ragazza stesa per terra. Non è detto che devi andare con i muscoli, ma sicuramente non devi fa il cazzaro, intervieni, dai una voce, chiama qualcuno. La situazione ai giorni nostri è un po’ critica. Andrebbe migliorata.
Margherita Buy: Io sono madre, ho un figlio di tredici anni, più o meno dell’età di Andrea (Pittorino), ed il contatto con il mondo esterno è un problema quotidiano. Io come madre sono una persona come tutte preoccupata. Anzi, io a volte mi trovo ad essere anche padre perché le madri fanno il doppio ruolo, ma piace prendermi le responsabilità. Quando ho lavorato con Andrea mi sono sentita molto protettiva, mentre mia figlia era molto gelosa. Questo ragazzino buttato nella società in un momento atroce è un simbolo. Penso che alle donne capiti sempre più spesso di essere sia padre che madre.
Valeria e Margherita avete mai incontrato queste donne, le donne che sono vittime di abusi e violenze familiari?
Valeria Golino: Io non ho incontrato altre donne oltre a Margherita in questo film, ma nella vita mi è capitato di incontrarle. Non avevano un problema così estremo come quello di Anna, ma ho incontrato più volte donne con problemi di violenza. Ogni storia è individuale e ogni consiglio è diverso. ed io non sono in grado di poter dare consigli di questo tipo.
Margherita Buy: Io ho incontrato persone che subiscono delle violenze nel quotidiano. Le ho viste anche subire violenze in famiglia, ambiente che dovrebbe essere protettivo; per me questo ruolo è stato molto bello e liberatorio.
Ivano De Matteo
Ivano De Matteo

Definirebbe questo film “umorale”?
Ivano De Matteo: Non saprei cosa risponderle. In ogni caso credo che ogni film sia umorale. È chiaro che ogni film scritto in un determinato momento racconti una cosa. Non lo so se è proprio umorale, io avevo un umore particolare e mi sono approcciato al film. Quando ho fatto Gli equilibristi ero pregno di determinate situazioni. In questo film, quando vedevo il personaggio di Andrea esso mi faceva piangere, ero così tanto preso dal ruolo che mio figlio a volte era geloso, ho cercato di lavorare sulla sensibilità in questo film.
La scelta di non far vedere mai il rapporto del ragazzo con la scuola? Come mai questa scelta?
Ivano De Matteo: Io dico la mia, secondo me la cattiveria più forte ce l’hanno i bambini. Io ho ricordi di quando ero bambino; l’ essere inserito in un ambiente scolastico è difficile. La scuola di Torino l’ho fatta vedere, all’uscita di scuola quando nessuno parla con lui.  Potrei raccontare tutto un film sul rapporto dei compagni con il bambino ma sarebbe stato un altro film,. Valerio non riesce ad integrarsi in questa nuova realtà scolastica. E poi ne ho un esempio lampante con mio figlio che non va a giocare a pallone l parco a 15 anni perché non si sente accettato. Non credo che i bambini siano buoni, all’inizio non hanno sovrastruttura mentale e menano psicologicamente. se un loro coetaneo ha un benchp minimo difetto, non perdono tempo nel farglielo notare.
La protagonista che scappa di casa ha la fotuna di avere un amica e trovare un uomo che la aiuta. Di solito queste donne sono sole, non sanno a chi rivolgersi. La sua è stata una scelta drammaturgica?
Ivano De Matteo: Queste donne si sentono abbandonate, c’è spesso anche una solitudine prima del dramma. A volte c’è una chiusura e le persone si auto recludono per paura delle conseguenze. Questa donna che ci ha confidato la sua esperienza, e che ha dato il là al film, appena si è aperta con la mia compagna è stata un fiume, a volte basta una parola, un gesto. Senza qualcuno vicino non ce la fai. Non puoi ricreare un tessuto sociale senza un’istruzione o senza un’interazione. La lettera scritta dal marito l’ho voluta fare con la voce di lei perché è il suo pensiero. L’ho presa ada un’associazione peruviana, sono state scritte dai loro mariti 25 lettere e molte donne ci sono cascate tornando da loro. Alcune di esse sono state uccise. Il marito è come un grande attore che te la fa credere. Mi sono dovuto documentare per realizzare quella sequenza. Io ho letto tutte queste lettere drammatiche. Se non hai un’amica che ti dice lascia perdere, torni ma non c’è ritorno.
Valeria Golino e Margherita Buy
Valeria Golino e Margherita Buy

Vi è mai capitato di incontrare un uomo che potesse avere delle caratteristiche di violenza psicologica o fisica nei vostri confronti?
Valeria Golino: Apparentemente tutti, però poi non era vero. Tutti all’apparenza sembrano pericolosi, però io sono sempre stata con bravissime persone.
Margherita Buy: Tutti siamo violenti con tutti. Bisogna vedere chi abbiamo davanti, chi c’è e chi non c’è. Quello che è stato, e che ci sarà.
La famiglia è la base di osservazione delle tue storie, volevo capire il lavoro che fai con la tua compagna Valentina (Ferlan). A volte so che il motore d’accensione è suo, com’è la collaborazione domestica tra di voi?
Ivano De Matteo: I miei film li scrivo con la mia compagna e sono 27 anni che stiamo insieme. Lavoriamo in 41 m² con due figli e un cane. Questa è prorpio la bellezza, se stai in uno spazio grande e magari ti tiri i piatti ogni giorno mentre noi siamo cresciuti in questo ambiente in 27 anni.  Ci troviamo sempre d’accordo nelle storie che vogliamo raccontare.
Valentina Ferlan: Siamo delle persone molto diverse, ma con le idee principali in comune. Questo ci aiuta perché crediamo nelle stesse cose pur affrontandole in modo diverso.
C’è nella vostra non tanto la voglia di raccontarsi o piuttosto un’esigenza di usare il cinema come una messa in ordine della realtà utilizzando argomenti molto forti per ricostruire un lessico familiare? Quanto pesa la distribuzione di un film che dovrebbe essere di dibattito? In quante copie uscirete?
Ivano De Matteo: Io non mi sono mai lamentato di quello che non ho, sono sempre stato contento di quello che ho. Se ho due mi merito due, se ho zero me merito zero. Non credo sia una questione di copie, ma d’amore se difendi una cosa. So perfettamente che i miei film non sono da 250/300 copie. Ringrazio la Teodora Film che mi ha fatto uscire in questo periodo; sono arrivato da due Venezie e cercavo distribuzione. Io preferisco vivere in 41 metri quadri che cercare di seguire il mercato e guadagnarebene. Ho rifuitato nel tempo anche molti lavori iimportanti e di successo.. Io ho 51 anni che me ne frega di guadagnare?  Io non è che faccio un cinema criptico con messaggi segreti e la musica psichedelica. Oggi non so quante copie saranno, ma so sicuro che sto portando avanti un certo lavoro. Io ho sempre messo in dubbio anche me stesso, ma che ne so che una volta mi alzo la mattina e pichio mia moglie? Che ne so se mi alzo una mattina e mi vedrò costretto a dormire in macchina come Valerio Mastrandrea ne Gli Equilibristi?  Io racconto i miei dubbi, volevo fa un film d’amore di sensibilità e di forza. L’unica libertà che c’è nel cinema è quella di pensiero, ma la intaccano perché loro vogliono che incassi oro e non incassi merda. Io non c’entro in quel mondo, io se me danno 10 mila lire e mi fanno uscì in 10 copie accetto.

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