Logan – The Wolverine: Recensione, il Supereroe della valle solitaria si supera per il finale

Logan terzo film dedicato a Wolverine con Hugh Jackman protagonista  assieme a Patrick Stewart e decimo della saga degli X Men arriva a marzo sui nostri schermi. La recensione in anteprima.

 
Il titolo recita recensione, ma di recensioni dove si anticipano, o come si suol dire  spoilerano ce ne stanno tante, di conseguenza ho scelto di evitare accuratamente  anticipazioni eccessive sull’intreccio.  Logan per gli amanti della saga degli X Men, per chi ha letto tutti o quasi i fumetti, per chi adora  il personaggio di Wolverine creato da Len Wein ed Herb Trimpe assieme a John Romita Sr. nel lontano 1974 (e quindi nel film nessun cameo di Stan Lee visto che non è nato da una sua idea) per la Marvel Comics sarà un film da adorare. Quello diretto da James Mangold è semplicemente il migliore della saga dedicato all’eroe con gli artigli di Adamantio. Vogliamo però spingersi  oltre, perché stiamo parlando  anche di  uno dei migliori film visti fino a questo momento durante l’anno, uno dei più belli di quelli dedicati ai supereroi e potremmo continuare così.
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Perché l’eroe della valle solitaria? Nel film un Logan ormai stanco e affaticato si ritrova a prendersi cura del professor Xavier ed ad affrontare una nuova minaccia cercando di salvare una bambina mutante. All’interno della pellicola troviamo un’ampia e lunga citazione del film western Il Cavaliere della Valle Solitaria western diretto da George Stevens nel 1953 con protagonista Alan Ladd nei panni di Shane (titolo originale del film). Questo è Logan, un film western metropolitano adattato ai nostri tempi, dove i fumetti degli X Men esistono veramente e vengono citati ed usati nella storia, dove il nostro eroe combatte con tutta la sua forza, ma non è invincibile e umanizzato forse come non mai. Onestamente scrivere o anticipare come citato precedentemente, dirvi di cliccare sul trailer o di vedervi le immagini è sinceramente sbagliato in un film come questo chiamato a stupire. Chi vi sta redigendo queste righe vi consiglia anzi di evitare ogni possibile anticipazione, anche se è cosa difficile se non impossibile nell’era dei social media, e semplicemente di correre al cinema per vedere uno dei migliori film realizzati sui cinecomics.
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Hugh Jackman, Patrick Stewart assieme alla giovanissima Dafne Keen, e tutto il cast compiono un vero capolavoro di recitazione, con il contrappunto di una azione violentissima e reale, tanto che il film è già stato vietato ai minori di 17 anni negli Stati Uniti. Lo stesso regista ha dichiarato nella conferenza stampa alla Berlinale di aver scelto la via della veridicità nel realizzarlo (Clicca qui per leggere il nostro incontro, ma occhio agli spoiler).
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Questa pellicola accompagna i suoi spettatori invecchiati insieme agli attori nel modo più epico e spettacolare possibile, ma anche come detto regala un’introspettiva forse senza precedenti per la saga. Sicuramente torneremo a scrivere fiumi di parole elettroniche, per la sua originalità, la sua attualità con un’ambientazione messicana, ma alla fine  ritorniamo sempre  al nostro dizionario dei sinonimi alla ricerca della parola o della frase esatta per definirlo, e in questo caso mi prendo la licenza di  usare la dichiarazione di Patrick Stewart alla conferenza stampa di Berlino: “Forse abbiamo fatto un lavoro ancora migliore che nei precedenti.” Togliete il forse. La FOX dopo Deadpool fa ancora una volta centro e scenderà forse un velo di triste malinconia perché un Hugh Jackman così bisognerebbe ibernarlo o clonarlo.
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