L’ora più buia: Recensione, un Winston Churchill da Oscar
11/12/2017 di Redazione
L’ora più buia, Gary Oldman è Winston Churchill diretto da Joe Wright, nell’interpretazione più luminosa della sua carriera attraverso il racconto del momento più buio di uno dei più grandi statisti della Storia.
L’ora più buia, molte pellicole e serie tv ci hanno raccontato la figura di Winston Churchill, l’unico che si battè più di tutti per fermare Adolf Hitler a tutti i costi. Il film di Joe Wright rende il doveroso omaggio al famoso statista britannico con una pellicola che curiosamente si collega con Dunkirk di Cristhoper Nolan, dato che ci racconta un Churchill nei giorni dello scoppio del secondo conflitto mondiale, della sua nomina a primo ministro, fino ai giorni che precedettero la disfatta della forze Alleate in Belgio e nel Nord della Francia fino al climax culminante con l’operazione Dynamo decisa dallo stesso Churchill per salvare il corpo di spedizione inglese. Per descrivere il lavoro svolto da Gary Oldman, oltre alla fatica di recitare con il make-up. non basterebbe tutto il dizionario degli aggettivi, difatti non si è trattato solo di dare una fisicità al personaggio, ma l’incredibile lavoro svolto sulla voce (e consigliamo caldamente ove possibile di guardare il film in lingua originale) lo rendono pressoché identico al vero Winston. Merito per l’effetto “fisico” a Kazuhiro Tsuji, un vero fuoriclasse del make-up nominato due volte all’Oscar, e richiamato al lavoro dallo stesso Oldman, dopo che si era ritirato nel 2012 per dedicarsi alla sua ricerca come scultore contemporaneo iperrealista. Il lavoro svolto Gary Oldman assieme alla troupe ha portato l’attore ad arrivare ogni giorno alle 3 mattino per iniziare a truccarsi per poi cominciare le riprese alle 7 quando finalmente arrivava la troupe. Come vedrà lo spettatore, e come dichiarato dagli stessi attori, Oldman diventa realmente Winston Churchill. Magia del cinema per portare alla luce un piccolo pezzo di storia che ancora oggi influenza il mondo conosciuto. Quando Neville Chamberlain (Ronald Pickup), il premier pacifista è costretto a rassegnare le dimissioni e suo malgrado benché molti vorrebbero il Visconte di Halifax (Stephen Dillane) come suo naturale successore, come lo vorrebbe anche lo stesso Re Giorgio VI (Ben Mendelsohn) per cercare un largo consenso anche con l’opposizione scelgono il 65enne Winston Churchill. Il 10 maggio 1940 lo statista aiutato della moglie Clemmie (Kristin Scott Thomas) ed una segretaria privata Elisabeth Layton (Lily James) viene nominato primo ministro e si trova al centro della Storia preparando i suoi trascinanti discorsi, laddove la sconfitta sul campo è inevitabile e le truppe inglesi e francesi sono accerchiate nella sacca di Dunkerque. Sulla spinta del suo Gabinetto di guerra formato anche da suoi nemici politici come Chamberlain e il Visconte di Halifax, si spinge per trattare una pace prima dell’inevitabile distruzione del Regno Unito, pace di cui si fa mediatore Benito Mussolini, come già fatti ai tempi dell’accordo di pace di Monaco.
Ed è in questo piccolo pezzo di storia che va dal 10 maggio 1940 all’operazione Dynamo che inizia il 27 maggio 1940 per salvare il corpo di spedizione inglese che si svolge la storia del film, la Storia d’Europa che ci permette ora di vivere in un continente pacificato ed unito nonostante la Brexit in atto. La sceneggiatura di Anthony McCarten, con le debite licenze, ci porta dentro il dramma personale di Winston Churchill , deciso a tutto contro Adolf Hitler, ma con quali forze? La regia di Wright ci mostra l’interno della War Room, il bunker dove si trova il gabinetto di guerra perfettamente ricostruito nella sua claustrofobica sequenza di stanze e corridoi e chiusi, come il tunnel sotterraneo che lo collega al numero 10 di Downing Street, grazie ad una fotografia sempre in chiaro-scuro a sottolineare il momento critico della nazione ed un perfetto gioco di luci che illuminano lo statista, come la luce rossa della BBC dove deve leggere il suo discorso alla nazione ed informarla della gravità della situazione, fino a quel momento non del tutto conscia dell’andamento tragico delle sorti della guerra. La pellicola oltre a coinvolgere lo spettatore all’interno della Storia che forse credeva di conoscere, giunge in un momento particolare dove la mancanza di grandi statisti fanno rimpiangere un leader che beveva whisky ogni giorno.
Doverosa anche la licenza cinematografica che colloca il primo ministro a bordo della District Line ad incontrare il popolo inglese su un vagone della metropolitana, una sequenza bellissima che ci riporta allo spirito della nazione che ha resistito alle bombe degli aerei di Hitler. Se dovessimo sintetizzare il film in una sola a frase o tweet, come piace fare a molti degli attuali capi di stato, questo sarebbe il breve folgorante testo: “Combatteremo sulle spiagge, combatteremo negli aereoporti. Combatteremo nei campi, nelle strade. Combatteremo sulle colline. Non ci arrenderemo mai !”
L’ora più buia, in sala dal 18 gennaio 2018, distribuito da Universal Pictures .
Share this article