Non c’è più Religione: la conferenza stampa con Gassman e Bisio

La conferenza stampa di Non c’è più Religione, con  gli attori Claudio Bisio, Alessandro Gassman, Nabiha Akkari Giovanni Cacioppo, Laura Adriani, Massimo De Lorenzo, il regista Luca Miniero e gli sceneggiatori Sandro Petraglia e Astutillo Smeriglia, ci hanno raccontato  il nuovo film con il primo presepe multietnico della storia del cinema.

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Film deludente conferenza stampa divertente. Come sempre si conferma una regola giornalistica dove i protagonisti del nuovo film di Luca Miniero, che non ha affatto convinto giornalisti, critici, professionisti del buffet agratise (in particolare questi ultimi si sono lamentati parecchio per la mancanza del kebab nel menu offerto), dove i protagonisti Claudio Bisio e Alessandro Gassman assieme al regista Luca Miniero e gli altri attori intervenuti hanno piacevolmente divertito i critici della carta elettronica.
Claudio Bisio: “Il mio personaggio racconta la sua isoletta di Portobuio dove è nato, anche se ha vissuto al nord per 40 anni. Il mio personaggio è un ottimista, un laico forse ateo. Questo suo ottimismo positivo è sincero, lo porta magari ad un po’ di opportunismo magari per rilanciarsi davvero nell’isola ma la realtà è che questa sua attività di trovare Gesù bambino per far rivivere l’isola è molto sincero. Ha un rapporto positivo con l’isola, poi le richieste che fa Bilal sono molte ma una è la più bella quando richiede un luogo di culto. È una scena divertente di contrasto, ma anche di unione con la comunità mussulmana e cattolica che pregano insieme. Io ho visto che una chiesa nella realtà ospitava i mussulmani”.
Alessandro Gassman: “Io cerco di capire il personaggio, ho cercato di renderlo buffo. È un qualcuno che si diverte a spaventare sui luoghi comuni. Sono molto fiero perché sono riuscito a dire perfettamente Saluemen ekum (risate ndr)”.
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Nabiha Akkari  : “Abbiamo avuto una domanda che ha drammatizzato un po’ il film su Facebook. C’è un video con una scena in cui la bimba arriva e lancia lo zaino e tutti scappano per paura di una bomba. Ho visto i commenti in cui la comunità magrebina si divertiva molto e tutti taggavano i loro amici e dicevano di andare a vedere il film. È un film leggero, una commedia popolare, ma non parla dello scontro per creare problemi. Non sono le differenze tra le comunità a crearne, è la nostra incapacità di essere umani di capire che le differenze sono le nostre ricchezze. Se facciamo un passo avanti diventiamo molto più forti”.
Laura Adriani a Venezia eri con il film di Piccioni, in fondo in questo film nella novità delle famiglie allargate c’è una pancia che spunta e un rapporto tra un padre e una figlia molto accogliente.
Laura Adriani: “È un tema che a me interessa molto, in una mia intervista dicevo che fare un bambino è un qualcosa di sacro. Claudio ha avuto la reazione che avrebbe avuto mio padre, all’inizio si incazza ma poi non può non accettarlo ed amarlo. Io sono una ragazza che lavora da molto tempo e sono una privilegiata. Noi iniziamo a lavorare con lavori veri a 30 anni, fare un figlio è una cosa da ricchi in un mondo così consumista dove se non hai l’IPhone a 12 anni sei denigrato. Lei è una ragazza che vive a Londra molto forte ed indipendente, è una forma di indipendenza che in Italia non c’è dato che anche mio fratello a 28 anni ancora vive con i miei ed è una sua scelta. La mia ragazza è molto forte”.
Alessandro Gassman: “E’ una ragazza molto leggera… un po’ farfallona (risate ndr)”.
La realtà spesso supera la fantasia. Nel 2016 c’è stato Brexit, Trump, ieri il Referendum. Ondate di populismo, il vostro film parla di accoglienza. Il cinema cosa deve raccontare?
Luca Miniero: “Il cinema non deve fare niente, non deve avere un messaggio perché non ha effetto sulla realtà. Se non si fossero conosciuti da bambini non sarebbero andati d’accordo nella comunità. Credo che quando conosci una persona è molto meno lontana. In questo paese non siamo tutti incazzati con gli stranieri, questo film è il trionfo della persona contro le etichette”.
Il titolo chi l’ha inventato?
Luca Miniero: “Mia moglie”.
Il cinema può parlare di qualunque argomento con ironia? Perché le lenti celesti di Don Mario?
Luca Miniero: “Spesso nei miei film ci sono dei contrasti, nulla vieta che la prossima volta non ce ne siano ma il comico può andare su tutto ed era un po’ ambizioso sulla religione”.
Claudio Bisio: “Io amo la commedia, secondo me Luca sa fare la commedia che piace a me. Non posso non ricordare “Benvenuti al Sud”, una commedia che faceva ridere perché era tratta da un film francese che da noi è diventato quella cosa lì. Anche Salvini fu costretto a dire che gli era piaciuto molto e non era ancora segretario”.
Alessandro Gassman: “Salvini che è rappresentato dal Cacioppo nel film. Io sono per la commedia dove non vince il gioco di parola, ma la situazione comica e paradossale. Il paradosso e l’ironia hanno buona chance di salvare la situazione e questo film che esce con così tante copie a Natale è un film utile”.
Massimo De Lorenzo: “Il prete è un personaggio vanitoso, il gesto delle lenti è solo questo. Questo personaggio è stato una tortura per Chantal la truccatrice a cui chiedevo sempre se potevo evitarla”.
Luca pensi sempre a Bisio e alla Finocchiaro?
Luca Miniero: “Io non credo che tutti gli attori siano in grado di unire il linguaggio comico e sentimentale, ma siccome Gassman è molto bravo prendo attori in grado di fare la doppia cosa. Questa non è una commedia sociale, ma un comico sociale. Penso che in effetti quando si dice che in Italia c’è solo la commedia in realtà ce ne sono molte sfumature. Sandro Petraglia è un artista della parola, il comico non è solo il farsesco ma ci può essere sicuramente il divertimento. Lo sforzo di fare un comico è utilizzare un linguaggio con una base reale, naturalmente aspirando prima alla risata”.
Siete personaggi che sfociano sull’opportunismo, la cialtroneria, c’è un riflesso di quello che poi vediamo e provoca certe derive della politica contemporanea?
Alessandro Gassman: “È un film che gioca sui luoghi comuni e la non conoscenza, ma non è attaccato sul realismo ma non è drammatico”.
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Claudio Bisio: “Fuocammare è stato già fatto”.
Massimo  De Lorenzo: “Non era fare ironia sui preti, lui è un personaggio. Ho frequentato spesso i boy scout e incontrato sacerdoti di ogni tipo. La questione è soggettiva”.
Luca Miniero: “Li è molto vero il personaggio, non capisce una chiesa che sta cambiando. La critica si ferma con ironia di fronte a una grande modernità”.
Claudio Bisio: “La comicità comincia dai difetti, quelli dei tre protagonisti sono fonte di comicità. Bisogna giocare di default su difetti fisici e psicologici, la bravura di Luca è che è riuscito ad aggiungere qualcosa senza il rischio di fare delle macchiette. Partono in modo spigoloso, ma poi il carattere si arrotonda nei momenti meno comici. Quando cantiamo la canzone di Lucio Dalla c’è un po’ di commozione”.
Angela è un personaggio importante e ormai per te famigliare. È una suora che mette insieme modelli cinematografici particolari?
Luca Miniero: “È un ruolo molto vero, Angela riesce a dare la doppia anima quando parla con il crocifisso. È un isola abbandonata dall’Italia, ma scopre qualcosa di più grande di questo presepe vivente”.
È possibile da qualche parte un presepe multietnico?
Nabiha Akkari    : “Un presepe vivente è molto carino in generale. Quando sono arrivata sul set non conoscevo molte cose, non sono cresciuta cattolica. Mia madre ha imparato a leggere e scrivere con le suore, quindi andavamo in chiesa con mia madre da suora Clotilde, mi sono ricordata di questo”.
Laura Delli Colli: “A Lampedusa ci sarebbe un presepe del genere, forse più contenuto e più povero”.
E per chi si chiede cosa fanno gli attori durante una conferenza stampa mentre parlano i loro i colleghi eccovi un’originale Gassman e a seguire un Giovanni Cacioppo, prontamente presi dall’ufficio stampa (Nobile e Scarafoni che ringraziamo per l’estrema cortesia e solida professionalità) che ha ben pensato di farli firmare e appenderli nel proprio ufficio.
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