Simone Canovi a Talky: “Ormai il calcio è un business internazionale”

Simone Canovi è un agente Fifa, anagraficamente giovane ma con l’esperienza del più navigato dei procuratori. Suo padre l’avvocato Dario Canovi, faceva questo “mestiere” prima ancora che il termine procuratore venisse coniato. Ha rappresentato i migliori giocatori, tra cui 13 campioni del mondo. Dal bomber brasiliano della Roma Paulo Roberto Falcao, a Toninho Cerezo. E ancora, la roccia Karl-Heinz Rumenigge, il nazionale Alessandro Nesta e molti altri. Oggi Simone e suo fratello Alessandro fanno questo lavoro, e il loro bagaglio di esperienza è un patrimonio unico e che non ha prezzo.

Simone Canovi
Simone Canovi

Simone, come nasce la tua passione per questo lavoro?
Vi ricordate quando alle elementari nei temi vi chiedevano cosa avreste voluto fare da grandi? Chi voleva fare il pompiere, chi il calciatore, io volevo vedere partite ed allenamenti!

Quali sono le caratteristiche, in un futuro potenziale campione, che ti incuriosiscono maggiormente?

Le qualità mentali, dedizione al lavoro e voglia di migliorarsi durante la settimana mentre nei 90 minuti mi colpisce sopratutto chi dimostra di sapere “stare in campo”, chi interpreta bene il proprio ruolo in assoluto e in funzione della partita.

Quanto è cambiato il mondo del calcio in tutti questi anni?
Dai tempi dei Presidenti alla Dino Viola, alla Rozzi o alla Mantovani ai giorni d’oggi molto è cambiato. Il calcio ormai è un business planetario, capitali stranieri che stanno investendo in molte società in tutta Europa ne sono la dimostrazione! Per adesso anche da noi, speriamo di non farli scappare, tra burocrazie e difficoltà varie!

Tornando indietro, c’è qualcosa che non rifaresti o che faresti in maniera differente?
Troppe cose non rifarei, ne perdo il conto ogni giorno! Ma altrettante ne rifarei quindi sono pari o quasi.

Tra dieci anni come ti piacerebbe vedere/ritrovare il mondo del calcio?
Il processo che è iniziato in questi ultimi anni lo trovo molto affascinante, Società sempre più organizzate e che si strutturano con professionisti sempre più qualificati sia nell’area sportiva che in quella manageriale, a cui si deve aggiungere l’ausilio della tecnologia che già oggi è determinante, non posso immaginare domani. In generale in Italia c’è ancora da fare, ma la strada mi sembra quella giusta.

Ai giovani, che si avventurano in questo periodo nel complicato mondo del lavoro, quali consigli daresti?
Di porsi degli obbiettivi e di essere determinati rimanendo corretti ed onesti, se poi dovesse arrivare anche la famosa botta di fortuna, meglio!

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