The Greatest Showman: Hugh Jackman è fantastico in un musical che esalta l’umanità
27/12/2017 di Thomas Cardinali
Spesso il cinema riesce nell’impresa di rendere magica anche una vita che non lo è, questo è il caso di “The Greatest Showman” che invece di raccontare fedelmente il discutibile P.T Barnum lo rende più bello e dolce grazie ad un magnifico Hugh Jackman. Dopo la straordinaria prova drammatica in “Logan” di quest’anno Hugh Jackman, già nominato agli Oscar per il musical “Les Miserable”, si prepara a portarsene a casa un’altra dimostrando che se proprio si dovesse stancare di recitare potrebbe mettere su una band dato il notevole talento canoro. Oltre a lui il film si mostra un viaggio fantastico anche grazie al resto del cast guidato da Michelle Williams, Rebecca Ferguson, Zendaya e soprattutto un sorprendente Zac Efron qui ad una delle sue migliori prove.
La storia della nascita dello show di P.T Barnum assume le tinte magiche della fiaba di riscatto sociale, con il giovane orfano figlio di un sarto che riesce a coronare il sogno d’amore sposando la figlia di una famiglia di nobili inseguita da tutta la vita e che grazie alla sua capacità di “vedere i colori dentro la sua mente” gli permette di realizzarsi come uomo e padre. The Greatest Showman è un vero e proprio musical cantato per quasi la totalità del tempo, che prosegue sul filone iniziato da La La Land lo scorso anno, ma a differenza del capolavoro di Damien Chazelle ha sicuramente una storia è uno stile meno pretenzioso nonostante le splendide musiche e la canzone candidata al Golden Globes “This is me” cantata dalla bravissima donna barbuta Keala Seattle di The Voice USA porti la firma degli autori Benj Pasek e Justin Paul premiati con l’Oscar un anno fa proprio per “City of Star”. Una storia di riscatto per gli emarginati, quasi un X-men che risulta estremamente attuale nonostante ci troviamo a metà XIX secolo. Il soggetto è dello stesso Hugh Jackman che lo ha presentato all’amico regista Michael Gracey che firma un’opera prima ambiziosa per le grandi scenografie e coreografie con tanti stunt-man, ma che possiamo definire nonostante qualche fisiologica incertezza per la scarsa esperienza riuscita. Non ci sono inquadrature particolari, anzi la messa in scena risulta molto semplice e a dimostrazione della poca esperienza c’e stato il supporto di James Mangold, regista di Logan, per le scene con le riprese aggiuntive. Greatest Showman però pur con la sua semplicità non stanca mai e regala emozioni forti dall’inizio alla fine. Particolarmente toccante la frase con cui Hugh Jackman chiede al critico che distrugge i suoi spettacoli “non è triste un critico di teatro che non si diverte a teatro?”. Ecco questo film è bello perché permette ad uno spettatore di cinema di divertirsi ed emozionarsi in sala.
Un film in cui tutti fanno la loro parte mettendosi a servizio della musica che è la vera protagonista come in ogni musical che si rispetti. Una parabola quella di P.T Barmum e del suo circo dal finale noto, ma il viaggio per giungere alla meta è ricco di colori e ci porterà a conoscere tante personalità straordinarie dalla donna barbuta fino al piccolo generale capace di far ridere la regina Vittoria in persona, perché “questi sono loro” se volessimo parafrasare la canzone simbolo del film e sono i rinnegati dalla vita che finalmente possono uscire dall’ombra:
Ritornello:
“When the sharpest words wanna cut me down
I’m gonna send a flood, gonna drown them out
I am brave, I am bruised
I am who I’m meant to be, this is me
Look out ’cause here I come
And I’m marching on to the beat I drum
I’m not scared to be seen
I make no apologies, this is me“