Time after Time: recensione con spoiler degli episodi “Pilot” e “I Will Catch You”

“Time after time”, la nuova serie televisiva ispirata al romanzo “La macchina del tempo” di H.G Wells è approdata sul canale ABC domenica 5 marzo con i primi due episodi

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“Time after time”, la nuova serie diretta da Kevin Williamson è un adattamento del film “L’uomo venuto dall’impossibile”. Il protagonista è un giovane H.G Wells che dall’epoca vittoriana si ritrova catapultato ai giorni nostri, tutto questo grazie alla macchina del tempo da lui inventata. Lo scrittore, arrivato nella New York moderna, trova un mondo completamente diverso da come lo aveva immaginato, sosteneva infatti che il progresso tecnologico avrebbe giovato al futuro contribuendo alla definizione di una società senza guerre, fatta di pace e di eguaglianza sociale. Questo sogno utopico viene infranto sin dai primi passi che Wells muove per spostarsi nella Manhattan del 2017, si ritrova in un bar a guardare i notiziari, non c’è notizia che non riguardi guerra, armi nucleari, terrorismo e distruzione di massa, una delusione per chi aveva creduto possibile un mondo migliore, tecnologicamente avanzato.
Meno impacciato dell’epoca moderna è l’antagonista del film John Stevenson amico di Wells o per meglio dire “Jack Lo Squartatore“, il medico assassino di giovani donne che si trova anche lui nella New York del nostro periodo, aiutato dalla macchina del tempo per sfuggire alle guardie che lo stavano cercando a casa di Wells . Stevenson si adatta subito al nostro tempo e al modo di fare dei newyorkesi, al contrario di Wells che non perde occasione per dimostrare la sua provenienza ottocentesca, sia nel modo di parlare che nel modo di porsi
Nel primo episodio, “Pilot”, scopriamo sin da subito la natura dell’amico di Wells, John Stevenson che dopo aver indossato nuovamente le vesti di Jack Lo Squartatore, va a casa di Wells il quale sta intrattenendo alcuni gentiluomini che gli chiedono a che punto si trovi con il suo romanzo “La macchina del tempo”, quando Wells rivela di averla effettivamente costruita. Stevenson fa il suo ingresso nel salotto di Wells, successivamente viene a conoscenza dell’aggeggio ideato dallo scrittore.
Pochi minuti dopo, la polizia interrompe in casa di Wells dicendo allo scrittore di dover perquisire la sua abitazione poiché a pochi isolati c’è stato l’omicidio di una prostituta in uno dei vicoli della città, la polizia crede che Jack Lo Squartatore possa trovarsi li. Tutto accade molto velocemente e l’interrogativo che sorge spontaneo è “con tutte le abitazioni, perché credono che Jack Lo Squartatore sia li?”. Un momento a mio avviso banale è quando viene aperta la valigetta da medico di Stevenson, all’interno ancora il coltello insanguinato con cui aveva pugnalato l’ultima vittima. Un po’ ingenuo il tipo, invece di disfarsi del coltello, se lo trattiene nella borsa così scoprire la sua vera identità è per tutti un gioco da ragazzi
Stevenson dunque sfrutta la macchina del tempo per sfuggire alla cattura, Wells lo segue a ruota per trovarlo e riportarlo indietro. Quando Wells prende postazione nella macchina del tempo sa già dove sia andato Stevenson ma questo allo spettatore non viene spiegato ne visivamente attraverso un’inquadratura, ne verbalmente. Wells sa in che epoca sia andato l’amico assassino e dobbiamo solo supporre che la macchina del tempo l’ha inventata lui, quindi se non lo sa lui chi può saperlo?
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Wells finisce il suo viaggio nel tempo e si ritrova in un museo di New York dove con stupore scopre una mostra a lui dedicata, qui conosce Jane Walker, curatrice della mostra che lo interroga incuriosita dal suo modo di porsi e dall’ abbigliamento d’altri tempi, sulla sua identità, gli chiede come abbia fatto ad entrare nella macchina del tempo esposta al museo e tra i due c’è subito chimica, ma quando Wells gli rivela di essere effettivamente il famoso scrittore, la ragazza ovviamente non gli crede ma è convinta sia tutta una trovata pubblicitaria. Ma un’informazione importante Wells riesce ad ottenerla, anche Stevenson è stato in quel museo.
Stevenson contrariamente a Wells non fornisce la sua vera identità, intuisce subito che sarebbe una perdita di tempo e riesce a destreggiarsi nell’epoca moderna con molta scaltrezza, adeguandosi al modo di vivere newyorkese, cambiando anche look. Finirà per uccidere giovani ragazze e rapire Jane, la ucciderà a meno che Wells non acconsenta di dargli la chiave
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Nel secondo episodio di Time after time, si fa vivo un’altro personaggio interessante: è Vanessa Andres, responsabile del museo che a suo dire sarebbe una lontana parente di Wells, almeno da quel che racconta ma ancora non sappiamo se davvero sia così, la rivelazione della parentela è un momento molto banale a mio avviso, poco curato nei dettagli ma mi auguro sia perché avremo qualche colpo di scena nei prossimi episodi. Vanessa aiuterà Wells insieme ad alcuni suoi uomini a salvare Jane
Guardando i primi due episodi di Time after time sembrerebbe che non ci sia null’altro da dire, sembra che ormai si sappia già tutto ed è difficile credere che possa raccontarci altro nei prossimi episodi, alcuni aspetti sono del tutto prevedibili, scontati, altri sono meno convincenti. La parte più interessante è l’inseguimento tra il protagonista e l’antagonista, il personaggio di Stevenson è forse il più interessante. Il momento che avrebbero potuto evitare? La coscienza di Stevenson che si fa sentire in un bar. La redenzione di un assassino è un aspetto che secondo me stona con il genere thriller. Fategli fare l’assassino e basta.
 

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