Venezia 73: Amy Adams e Jake Gyllenhaal ci raccontano il loro Nocturnal Animals

Un cast d’ecezione presenta alla stampa internazionale del 73° Festival del cinema di venezia Nocturnal Animals (Animali notturni), il nuovo capolavoro di Tom Ford

Anche questo film, come il precedente A single man, vincitore della Coppa Volpi per il miglior attore (a Colin Firth) è tratto da un romanzo, Tony & Susan di Austin Wright, deceduto a ottant’anni nel 2003.
Susan riceve un manoscritto dall’ex marito Edward che non sente da anni. È il lavoro a cui Edward si era dedicato per l’intera durata del matrimonio senza riuscire a terminarlo. S’intitola proprio Nocturnal Animals e racconta di una famigliola composta da padre, madre e figlia aggredita da tre balordi durante un viaggio in macchina, di notte, mentre è diretta alla loro casa di campagna. Il capofamiglia Tony si trova da solo a cercare le due donne rapite dai malviventi. Susan s’immerge nella lettura del romanzo e inizia a riflettere sulle corrispondenze tra la vicenda e la sua storia d’amore con Edward, anche perché col secondo marito le cose non vanno tanto bene e il disagio serpeggia.

Penso che ciò che Edward ha fatto è scritto in questo libro – ha dichiarato Tom Ford ad Entertainment Weekly – e l’ha inviato alla sua ex-moglie come per dirle: ‘Questo è ciò che mi hai fatto”. Ma ci sono voluti vent’anni perché si esprimesse così nei suoi confronti. Tutto ciò mi parla delle scelte che facciamo nella nostra vita. E di quanto tempo, a volte, ci impieghiamo per farle.

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Il regista Tom Ford e gli attori Amy Adams e Jake Gyllenhaal stane si sono gentilmente concessi alla stampa per una lunga conferenza di presentazione del film, rispondendo anche alle domande più insolite:
Pensa che questa storia sia verosimile, potrebbe accadere nella vita reale ad ognuno di noi?
Tom Ford: È una storia che può accadere nella tua vita quando incontri persone di questo tipo, sicuramente.
Ho trovato perfettamente adattati i cambiamenti rispetto al libro, come ha lavorato?
Tom Ford: Il libro è un romanzo, un film è un’altra cosa. La lettura di un libro non può trasmettere gli stessi sentimenti che si hanno durante la visione di un film. Nel libro non  c’è il monologo interiore che si verifica nella testa di Susan Morrow (Amy Adams), abbiamo dovuto cambiare molte cose. Il libro è stato scritto nel 1993, ci sono dei particolari che oggi appaio no inverosimili. Oggi, in caso di aggressione da sconosciuti, chiuderesti a chiave la portiera e chiameresti aiuto. Conosco bene il Texas e perciò ho voluto raccontare proprio questa storia.

C’è una sequenza di apertura molto interessante, come ha avuto l’idea di farla? Per il cast: com’è Tom ford come regista?
Tom Ford: Volevo ambientare la storia in un mondo contemporaneo; tutto è reale nel film. Non mi piacciono i film che pieni di artifizi storici o con molti effetti speciali che ricostruiscono le ambientazioni, le location. Era un qualche cosa che Io dovevo creare e così ho deciso di impostare la storia su di un artista europeo che arriva in America. Lo spaesamento che deriva dagli immenzi spazi, la differenza della cultura americana. Quest’idea della sequenza iniziale era così bella e libera che mi è piaciuta proprio così, era come la volevo realizzare. Non bisogna più ddisquisire su come dovrebbero essere uomini e donne, prima bisognerebbe capire, comprendere se stessi.  Con questa sequenza iniziale, così particolare ed enigmatica volevo attirare l’attenzione dello spettatore e trascinarlo dentro il film. 
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Cosa vi ha colpito della sceneggiatura?
Jake Gyllenhaal: All’inizio per la tinta di rosso su cui era stampata la sceneggiatura, questo mi ha cambiato la lettura e definito il modo in cui l’ho letto. Questo è un colore molto speciale, è una storia che mi colpisce. Man mano che sono andato avanti nella lettura ho capito che era una migliori sceneggiature che io abbia mai letto. La metafora del dolore si è vista contro lo sfondo della contemporaneità. L’ho trovato bellissimo”.
Amy Adams: Ho avuto l’impressione che fosse una storia molto personale, speciale, è una di quelle sceneggiature che quando le leggi per la prima volta trovi una fluidità così bella che non vorrei mai fosse finita. Io volevo assolutamente far parte del racconto di questa storia, del dolore e del senso di rinuncia per qualcosa”.
Jake Gyllenhaal: Tom mi aveva detto che questo era Lui e doveva raccontare questa storia. Prendere parte a un film di questo tipo è una cosa che accetti al volo, oppure no, non c’è tempo per le riflessioni.
Aaron Taylor-Johnson: Tom mi ha presentato un personaggio straordinario che non avevo mai visto prima, gliene sono molto grato. È stata una sfida ben più difficile del previsto. Tony Hastings non è soltanto un personaggio di pura finzione ma è parte fondante dell’immaginario di Susan. Ho capito sin da subito che lui mi avrebbe guidato anche perché altrimenti mi sarei completamente perso.
C’è un equilibrio pericoloso tra il minimalismo e l’estetica. Anche la scena dei corpi sul divano affascina nella sua dolorosità. Come ha lavorato su questo equilibrio?
Tom Ford: Lo stile deve servire la sostanza, non siamo soltanto degli attori in scena bisogna far parte della narrazione. Quando il personaggio viene ucciso e viene steso sul divano rosso, c’è un passaggio importante. Quest’uomo ha un mondo esterno che lo porta a comunicare qualcosa all’ex moglie che lo aveva ferito.
Amy Adams: All’’inizio della storia dobbiamo aprire al personaggio per cercare di immedesimarci con lui. Susan è così per via della sua insicurezza e di come ha sempre vissuto. Edward e Tony sono i più forti e ciascuno dei due riesce a raggiungere i suoi obiettivi. Edward si innamora ripetutamente di Susan, Tony riesce così a vendicarsi.
Jake GyllenhaalNon so se mi fossi trovato in una situazione di questo tipo come avrei reagito. Io avrei fatto quello che fa il personaggio e c’è una metafora che lo spiega molto bene: lasciare andar via qualcuno, qualcosa e non lottare per quello. Pensare di essere vulnerabile nonostante un po’ di senso combattivo e di rabbia. Il protagonista non lotta per questo amore, il suo atteggiamento è cosa rara. Non era facile lasciare che prendessero e portassero via la sua famiglia; per lui era frustante dover subire questa situazione.
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La conversazione iniziale sulle carriere dei protagonisti, come è venuta l’idea? Ci sono stati momenti di insicurezza per voi?
Tom Ford: Ho scritto io quella conversazione quindi direi di si. Una volta che ci sei dentro non te nerendi conto fino a quando non arrivi a metà della tua vita. Amy è troppo giovane, non è una persona di mezza età. In una battuta dice che per tutta la vita sei andato su per una certa scala e soltanto a metà ti rendi conto che sei andato nella direzione sbagliata. Le persone non si rendono conto delle assurdità della vita.
Amy Adams: Quando si inizia una storia si è pieni di idealismo e non si vede mai a fondo la verità. Quando lo si fa è facile farsi ferire e diventare cinici. Questo è quello che ho cominciato a fare, era un personaggio con il quale mi sono molto identificata.
Tom Ford: Con la lettura del libro da parte di Susan si è spezzato l’incantesimo, si è verificata una svolta dalla quale non si torna più indietro.
È un trucco narrativo efficace quello di avere una storia nella storia, nel film ciò è così forte nella sua violenza che tutti noisiamo trascinati e fuorviati a seguire esclusivamente la storia parallela. Cosa ne pensa?

Tom Ford: Non sono su due piani differenti, su due piani paralleli, si tratta della stessa storia. Questa storia fa comprendere una volta per tutte a Susan il dolore nascosto dell’ex marito. Questo dolore è quello che ha causato a Tony Hastings (Jake Gyllenhaal)  quando la vede davanti alla clinica per gli aborti. Questi sentimenti sono unici, il dolore provato non si può spiegare nè comprendere.

Il film è un monologo interno, come hai lavorato?
Amy Adams: Tom era il mio partner, lui ha letto il libro e sapeva benissimo come dovevo recitare, come stare in scena. Mi ha aiutato molto e ci siamo preparati anche molto. Quando ho cominciato le riprese Susan non mi piaceva, quasi la odiavo, a mano a mano ho iniziato a cercare qualcosa in lei che mi piacesse e ne ho capito la sua ricchezza. Tom è stato molto bravo e paziente trovando i tempi giusti con la macchina da presa.
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Si dice che la vendetta sia una bella soddisfazione, cosa pensate a riguardo?
Amy Adams: La vendetta… ma non è veramente una vendetta. Effettivamente a volte mi capita di fantasticare a riguardo poi però passo oltre, si cresce e si lascia stare. Non so se è così soddisfacente la vendetta, ti fa sentire meglio per poco, per un nano secondo.
Tom Ford: Anche se c’è un qualcosa che riflette la vendetta nel film, effettivamente questa non è molto importante. Il protagonista si innamora di nuovo leggendo questa storia.
Jake Gyllenhaal: Non so se credo alla parola vendetta. Non credo sia un film sulla vendetta, alla fine quello che senti quando parli con qualcuno che ti ha fatto male è un’espressione d’amore. Nel film avevamo un’opportunità che abbiamo sprecato entrambi e ci siamo detti addio.
Altri progetti a breve per Tom Ford?
Tom Ford: Spero di essere già il regista che vorrei essere. Prima che io faccia una nuova opere c’è bisogno che quel film veicoli un messaggio, qualcosa che ha a che fare con la mia vitahe fare con la mia vita.

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